Aprire uno studio da psicologo: quali sono i passi da seguire
Aprire una partita IVA da psicologo, e di conseguenza avviare uno studio, è il sogno di buona parte dei laureati in psicologia. Le sirene dell’esercizio professionale autonomo sono forti, come lo è il richiamo alla possibilità di coniugare l’approccio imprenditoriale alla volontà di aiutare il prossimo.
Tuttavia, i passi da seguire sono numerosi e complessi, soprattutto dal punto di vista burocratico e fiscale.
Ne parliamo qui, fornendo qualche consiglio per chi vuole aprire una partita IVA da psicologo e illustrando i passaggi da effettuare.
In chiusura, introdurremo uno strumento per chi vuole gestire l’aspetto fiscale senza fatica e riducendo al massimo i rischi: Fiscoeasy, che tra le altre cose mette in campo servizi specifici per chi vuole aprire la partita IVA per uno psicologo.
Aprire una partita IVA da psicologo: le sfide e le opportunità
Aprire una partita IVA da psicologo e avviare una carriera da libero professionista significa affrontare alcune sfide ma anche cogliere numerose opportunità. Iniziamo da queste ultime.
- Autonomia. Lavorare come libero professionista dà la libertà di gestire la propria attività come si preferisce, riserva il massimo margine di discrezione in termini di orari, tariffe e – con i dovuti distinguo – l’approccio terapeutico.
- Rapporto diretto con i pazienti. Il lavoro autonomo permette al professionista di rinunciare a qualsiasi intermediario e quindi instaurare un rapporto diretto con i clienti. Ciò può portare a una maggiore soddisfazione personale e a una crescita rapida in quanto a competenze ed expertise.
- Possibilità di specializzazione. Chi lavora in autonomia può decidere la direzione da prendere in termini di specializzazione. Può puntare a un cluster particolare di pazienti, a gruppi di persone che soffrono di un problema particolare o che stanno affrontando una situazione specifica.
Non mancano le sfide ovviamente. Ecco le più ardue.
- Gestione degli spazi. Gli psicologi liberi professionisti devono gestire in totale autonomia anche lo studio. Ciò non significa solo tenerlo pulito e accogliente, ma anche arredarlo in modo che possa rivelarsi funzionale alla pratica della sedute. Lo scopo è garantire al paziente un’esperienza positiva.
- Acquisizione clienti. E’ il cruccio più assillante non solo degli psicologici, ma dei liberi professionisti in generale. Chi opera in autonomia, deve provvedere all’acquisizione dei clienti e al loro “mantenimento”. In questo caso il consiglio è di non trascurare la pubblicità online.
- Aspetto burocratico e fiscale. Altro cruccio molto pressante, anche perché rivela una pletora di regole da rispettare, procedure da espletare e accorgimenti da prendere. Ne parliamo nel prossimo paragrafo.
I passi per aprire aprire uno studio da psicologo
La questione può essere divisa in due parti: l’apertura della partita IVA da psicologo e l’avviamento dello studio da un lato; la gestione della fiscalità e della contabilità dall’altro. Iniziamo dalla prima, elencando i passaggi da effettuare.
- Iscrizione all’albo, che segue alla laurea magistrale in psicologia e al superamento dell’esame di abilitazione.
- Individuazione del codice ATECO, che per quanto concerne gli psicologi è 86.90.30.
- Scelta del regime fiscale. La maggior parte dei professionisti opta per il regime forfettario, ma in alcuni casi potrebbero rivelarsi più idonei regimi più complessi, soprattutto se al lavoro autonomo si affianca un’attività da dipendente.
- Apertura della Partita IVA. Tecnicamente, si parla di “inizio attività”. Ad ogni modo, questo passaggio viene espletato per via telematica.
- Affitto o acquisizione dello studio. Questo passaggio può essere effettuato trasversalmente agli altri, anche perché è in genere abbastanza lungo. In ogni caso, va completato prima dell’apertura della partita IVA, se si intende porre come sede lavorativa proprio lo studio.
Come gestire la fiscalità e la contabilità
Affrontiamo ora l’aspetto della fiscalità e della contabilità. O, per meglio dire, parliamo delle difficoltà nel gestire gli obblighi fiscali e contabilità in autonomia. Molti scelgono proprio questa strada, ammaliati dall’apparente semplicità del forfettario. E’ semplice sì, ma non abbastanza da permettere al professionista di dedicarsi al cento per cento alla sua attività, senza distrazioni.
Senza contare che il rischio di sbagliare è sempre alto, l’errore è dietro l’angolo, con tutto ciò che ne consegue in termini di sanzioni.
D’altra parte, si teme di dover perdere tempo con i commercialisti, spostarsi frequentemente dal proprio domicilio, recarsi nello studio del consulente, interloquire etc.
Ma c’è una soluzione più comoda: i servizi di commercialista online. Esatto, alcuni operano completamente online, appoggiandosi a piattaforme efficienti e in grado di predisporre precisi automatismi. E’ una soluzione comoda perché gestibile da remoto e, in genere, più rapida da implementare.
Il miglior servizio di commercialista online in Italia è Fiscoeasy, che lavora con una piattaforma proprietaria, garantendo standard qualitativi elevati, massime garanzie di sicurezza e un’assistenza più che attenta. Per inciso, si occupa di tutte le categorie di lavoratori, ma è specializzato soprattutto nel lavoro autonomo in regime forfettario.